Comincio l’esperimento del “work in progress” lavorando su una idea che è riemersa più volte nei vostri commenti e nelle vostre mail. Ovviamente questo capitolo si inserirà dopo il completamento dell’episodio 7 (non necessariamente immediatamente dopo) – ammesso che venga mai concluso o pubblicato. Ma questo, in questo caso, dipende anche da voi!
[Aggiornato il 13/11/18]
L’anno si avviava alla fine, e Roberta attendeva le vacanze di Natale con la segreta speranza di avere un po’ di tregua, di poter tornare, per qualche giorno, a una vita normale. Luca, il suo fidanzato, sarebbe stato in licenza per dieci giorni; Lorenzo e Gianni, al contrario, partivano entrambi con la famiglia, uno per una vacanza all’estero e l’altro dai parenti nel Sud Italia.
Le cose, però, non andarono esattamente come Roberta aveva sperato. Gianni e Lorenzo rimasero sempre in contatto con lei via mail e WhatsApp, e compensarono la loro assenza fisica assegnando a Roberta ogni sorta di compito, ovviamente chiedendo documentazione video o fotografica di tutto ciò che le ordinavano di fare.
Molti degli ordini che Roberta ricevette erano tutt’altro che semplici da realizzare all’oscuro di Luca. Due giorni prima di Natale, Gianni e Lorenzo le diedero un indirizzo a cui presentarsi, imponendole di recarsi sul luogo indossando solo intimo sexy, tacchi alti e un cappotto. Roberta dovette mentire al suo fidanzato, dicendo che doveva andare da sola a fare una commissione, facendogli intendere che si trattava di una sorpresa per lui. Luca rispose affettuosamente, mandandole messaggi sul cellulare con cuori e baci e raccomandazioni come mi raccomando, non farmi aspettare troppo, cucciola, sai che il regalo più bello per me è stare col mio amore…
Luca non poteva sapere che i suoi messaggi sarebbero stati letti ad alta voce, sghignazzando, da un gruppo di teppistelli di quartiere, in qualche modo conoscenti di Gianni, che si passavano il cellulare di Roberta per deridere “il cornuto”, mentre lei, a quattro zampe in un appartamento buio e puzzolente di Quarto Oggiaro, le natiche nude arrossate dalle sculacciate, il viso pieno di sputo e sperma, veniva scopata in tutti i buchi, a turno da tutti i presenti…
Non la risparmiarono persino il giorno di Natale. Luca e i suoi genitori furono invitati a casa di Roberta per il pranzo. Fin dai preparativi, il cellulare di Roberta non fece che vibrare ogni cinque minuti, con nuovi ordini da parte dei suoi ricattatori. Le furono vietate le mutandine; quindi, fu costretta, tra l’altro, a “insaporire” le posate di ogni convitato infilandosele nel sesso; a orinare nella propria porzione di tortellini in brodo; e a infilarsi, fin da prima di pranzo, due enormi zucchine, una nel sesso e una nell’ano. Lorenzo e Gianni, in qualsiasi momento, potevano scriverle di mandare una foto per provare che le zucchine erano ancora al loro posto, e Roberta aveva venti secondi per obbedire. Ricevette ben tre messaggi durante il pranzo, e ogni volta cercò di dissimulare, arrossendo suo malgrado mentre portava il cellulare sotto il tavolo…
Quest’ultimo supplizio, delle zucchine, si rivelò di gran lunga uno dei peggiori che Roberta avesse mai subito. Per tutto il giorno il dolore non fece che aumentare, e a fine pomeriggio era quasi insopportabile. Roberta era quasi certa che Lorenzo e Gianni non avessero la minima idea di quanto potesse far male quello che le avevano chiesto, che pensassero solo di starla mettendo in imbarazzo, o di causarle un po’ di disconforto.
Verso le sei, dopo una lunghissima partita a tombola, Roberta non riuscì più a trattenere le lacrime, e si chiuse in bagno – per piangere, e per fare un tentativo disperato di far ragionare i propri ricattatori. Prese il telefono e scrisse un messaggio a Gianni e Lorenzo, cercando di essere il più umile e ossequiosa possibile: Padroni… so che non dovrei infastidirvi con le mie stupide suppliche… ma la zucchina nel culo da vacca mi sta provocando un dolore terribile, non so se riuscirò a nasconderlo oltre… vi supplico di sostituire questo supplizio con un altro, umiliante, doloroso quanto volete… se volete infilerò la zucchina nella mia fica da troia, insieme all’altra… qualsiasi cosa… ma VI SUPPLICO… Ho paura che possa succedere qualcosa di terribile…
Rimase a guardare il telefono, sperando che a rispondere fosse prima Lorenzo, che era, in genere, meno spietato. Quando vide Gianni sta scrivendo… ebbe un brivido, e scoppiò in singhiozzi.
Apri il video, puttana, fu la risposta.
Roberta obbedì. Gianni apparve sul display del telefono. Stava bevendo una tazza di qualcosa di caldo. Nel piccolo riquadro in cui l’app restituiva l’immagina ripresa dalla sua telecamera, Roberta vide il proprio volto: arrossato, gli occhi lucidi di lacrime. Le sembrava che quell’immagine non avesse nulla di eccitante… forse sarebbe stato così anche per Gianni?
Il volto di lui, però, era spietato come sempre. “Fammi controllare,” disse.
Roberta rispose “sì, padrone.” Si tirò su il vestito, e abbassò il cellulare, a inquadrare la zucchina che spuntava dal suo sesso. Quindi, si chinò in avanti, e si aprì le natiche con una mano, tenendo il cellulare con l’altra, per inquadrare l’altra zucchina.
“Ok,” disse Gianni, “guardami, adesso.”
Roberta si rimise dritta in piedi, la gonna ancora sollevata, le gambe ancora aperte, e riportò il cellulare davanti a sé, guardando Gianni.
“Padrone…” mormorò, ma non osò continuare.
“Così, dici che fa malissimo?” chiese lui, con un tono sprezzante, scettico. “Non posso credere che quel culone sfondato sia diventato così sensibile. Hai bisogno di un altro giro di inculate dai miei amici di Quarto, puttana?”
“Lo giuro, padrone,” rispose Roberta, singhiozzando. “Ho davvero paura… il dolore che provo non è… io… ho paura… non è uno scherzo… temo possa succedere qualcosa di serio… mi fa davvero male…”
“Perché non usi le parole giuste per parlare di te stessa, puttana?”
Roberta si morse le labbra. “Chiedo scusa… padrone… Il mio… grosso culo da maiala, padrone… fa davvero male…”
Cominciò a singhiozzare.
“In ginocchio.”
Roberta si mise in ginocchio, senza esitare.
“Sai cosa ne penso del male che ti fa quella zucchina nel culo, puttana?”
Roberta scosse il capo. “No, padrone…”
Ci fu un movimento confuso nel video: Gianni stava appoggiando il cellulare da qualche parte, davanti a sé. “Ecco cosa ne penso,” disse lui. Di nuovo immagini confuse, mentre Gianni si alzava dal divano, e poi tornava a sedersi, con i pantaloni e i boxer abbassati. Aveva il membro eretto; lo prese in mano, cominciando a masturbarsi.
“Penso che me lo fa diventare duro e mi ci posso fare una gran bella sega,” disse lui. “Cosa ne pensi?”
Roberta stava ancora piangendo. Esitò, incerta su cosa rispondere. Voleva essere brava, meritarsi un premio, meritarsi la pietà di Gianni, per quanto sembrasse impossibile.
“Cosa ne pensi?” la incalzò lui.
“Ne sono… contenta… padrone… felice…”
Lui annuì. “Bene,” disse. “Ora apriti le chiappe con le mani, e continua a guardarmi mentre mi sego.”
“Sì, padrone,” mormorò lei, portando le mani alle natiche.
“Voglio vederti soffrire mentre mi sego, puttana,” disse Gianni. “Ora, voglio che vai giù sul pavimento, con le chiappe aperte, finché la punta della zucchina non tocca per terra, e che spingi.”
“Oddio… padrone…” mormorò lei. “Si… subito…” si affrettò ad aggiungere, “sì, padrone…””
Piegò le ginocchia, scendendo con il fondoschiena verso il pavimento, lentamente. Allargò le gambe. Scese ancora… fino a sentire il contatto del pavimento contro le natiche. Spinse in basso… fino alla prima scossa di dolore…
“Bene, così,” disse Gianni. “Spingi.”
Roberta spinse. Gli occhi le si riempirono di lacrime, l’immagine di Gianni che si masturbava era solo un alone confuso…
“Ora tirati su…”
Roberta risollevò le natiche da terra. Nonostante il dolore, si sforzò di accennare un ringraziamento per averle fatto interrompere quel supplizio… Fece appena a tempo a dire “gra…”, che Gianni parlò di nuovo.
“Ora ripeti,” disse lui. “Andrai su e giù, spingendo ogni volta, finché non avrò finito la mia sega. Mi farai venire così. Sei contenta, puttana?”
Roberta annuì, incapace di pensare. “Sì padrone… grazie…” balbettò…
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Passarono, comunque, Natale e Capodanno; Luca ripartì, e Lorenzo e Gianni tornarono dalle vacanze. Roberta li rincontrò a casa di Lorenzo, qualche giorno prima che l’università riaprisse. Entrò nella casa del suo ricattatore ancora una volta con indosso solo intimo sexy (questa volta comprato da un sexy shop, con buchi per tenere scoperti capezzoli, vagina, e spacco fra le natiche), tacchi alti, e cappotto; aveva, inoltre, i seni legati alla base, e due vibratori a sostituire le zucchine di Natale. Gianni e Lorenzo la aspettavano con le cinghie in mano. “Ciao, puttana,” fu il saluto di Lorenzo, “il tuo culone ha un bel po’ di cinghiate arretrate da recuperare. Togliti il cappotto e girati…”
Roberta si sfilò il cappotto, mormorando “sì, padrone…”
L’incubo era ricominciato…
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“Ancora un attimo e ti faccio vedere, puttana,” disse Gianni.
Roberta gemette attraverso il bavaglio, gli occhi umidi di lacrime, contorcendosi debolmente, cercando invano di alleviare il dolore.
Si trovavano a casa di Gianni. I genitori di lui erano fuori città per una breve vacanza, e Gianni, ovviamente, aveva pensato di sfruttare al massimo la situazione. Aveva obbligato Roberta a dire alla propria famiglia che sarebbe andata via qualche giorno, in montagna, con delle amiche. In realtà, Roberta si era presentata a casa di Gianni, una piccola valigia piena solo di intimo sexy, minigonne, top attillati, e giocattoli erotici; e vi si era stabilita – in qualità, praticamente, di schiava.
Per due giorni interi erano rimasti in casa, e Gianni non si era limitato ad abusare di lei continuamente: l’aveva anche costretta a fare le faccende di casa, cucinare, fare le spesa, e così via.
In quel momento, erano in camera di Gianni. C’era una scrivania ad angolo, e Roberta era seduta su uno dei due lati. Era completamente nuda, eccetto per un paio di scarpe col tacco alto. Aveva le cosce spalancate, le caviglie legate alle gambe della scrivania, i polsi anch’essi legati, dietro la schiena; in bocca aveva la ball gag, e un filo di saliva le stava colando dalla bocca sui seni nudi mentre gemeva di dolore. Il dolore le era procurato da un particolare bondage ai seni: una corda sottile li legava assieme, questa volta non alla base ma più o meno a metà, e stretta fra di essi c’era la testa della lampada da tavolo di Gianni. La luce era accesa, puntata verso il sesso aperto di Roberta, e la calotta di metallo si stava scaldando già da una decina di minuti…
Gianni trovava quella tortura molto divertente, perché il dolore aumentava gradualmente e poteva diventare insopportabile… specialmente quando lui lasciava Roberta legata così, “scordandosi” di spegnere la lampada a volte per ora. Inoltre, c’erano numerose possibili varianti: qualche volta, per esempio, Gianni lasciava Roberta in piedi, i polsi legati dietro la schiena, con la lampada infilata fra le cosce da dietro, legata a contatto al sesso; o viceversa, Roberta rivolta verso la scrivania, la calotta della lampada legata contro le natiche (soluzione che Gianni prediligeva, in particolare, quando Roberta aveva appena ricevuto una sonora sculacciata…)
Gianni era seduto alla scrivania, il laptop appoggiato sul lato libero della scrivania ad angolo, e stava “preparando una sorpresa” per Roberta. Lei non aveva idea di cosa si trattasse – tra l’altro, lui le aveva tolto gli occhiali – ma sapeva che il tono della voce di Gianni non prometteva niente di buono…
Ogni tanto lui si girava verso di lei, le si avvicinava, le metteva le mani addosso – per esempio, le infilava tre dita nella vagina aperta, e contemporaneamente le mordeva i capezzoli – e le diceva qualcosa come: “ti sto sistemando per le feste, puttana, lo sai?”
Roberta rabbrividiva, gli occhi bagnati di lacrime, aspettando…
Finalmente, Gianni sembrò avere concluso. Girò il display del computer verso di lei. “Ecco fatto… cosa ne pensi, puttana?”
Lei guardò il display del PC, sgranando gli occhi, gemendo debolmente attraverso il bavaglio.
“Oh già, ti mancano gli occhiali, vero?” fece ancora lui. Guardò in giro, e vide gli occhiali di Roberta per terra. Li raccolse; erano tutti insozzati di sperma rinsecchito. Tenendoli con la punta delle dita, con aria schifata, ci sputò sopra, e li strofinò sulla guancia di Roberta per pulirli. “Ecco,” disse quindi, mettendole gli occhiali. “Così ci vedi, talpa?”
Roberta gemette attraverso il bavaglio, accennando un gesto di assenso.
Lui fece un ghigno, e le sputò di nuovo sugli occhiali, direttamente sul viso di lei. Questa volta, li asciugò usando i capelli di Roberta, lasciando un grumo di saliva sul naso della ragazza.
“Meglio?”
Lei annuì. Gianni fece un ghigno, e riprese il laptop. Si appoggiò alla scrivania, sistemando il PC in modo che lei lo vedesse bene. “Guarda, puttana, leggi bene tutto. Poi ti interrogo. Se mi accorgo che hai saltato qualche passaggio, saranno le tue grasse chiappe a pagare.”
Roberta annuì, guardando Gianni con occhi imploranti, e volse lo sguardo verso il computer. Rimase senza fiato. Spalancò gli occhi, allarmata, tornando a guardare lui, e poi il computer, scuotendo il capo. Quello che Gianni le stava mostrando era un sito di annunci erotici. L’annuncio sullo schermo era intitolato “Bella maialina per gang bang cerca porci volgari e senza scrupoli”. Sul lato destro dello schermo c’erano una serie di foto… Erano foto che Lorenzo o Gianni le avevano scattato, in alcuni casi con una vaga promessa come “tranquilla, non le facciamo vedere a nessuno, ci facciamo solo qualche sega…”: foto di lei, nuda, o in intimo, nelle posizioni più oscene.
Roberta sentì il cuore che le saliva in gola, cercò di capire se era un vero sito; Gianni non si era neppure degnato di censurare il volto… Tutto sembrava reale… Sembrava un sito di annunci erotici, c’erano pubblicità e messaggi di vari utenti…
Roberta cominciò a scuotere il capo, gemendo ad alta voce. Questo andava oltre, non era “nei patti”… Anche se, non c’erano mai stati patti molto chiari, solo regole per lei. Gianni rispose ai lamenti della ragazza legata ridendo: “cos’è, non sei d’accordo sulla scelta delle foto? Non ti piaci abbastanza? Possiamo scattarne altre anche adesso, se vuoi”. Le diede due violenti ceffoni sui seni legati, e poi portò una mano fra le cosce di lei, cominciando ad accarezzarle il clitoride con pollice e indice.
“Non guardare solo le foto, puttana, leggi bene tutto il testo.”
Il testo dell’annuncio era piuttosto lungo. Roberta cominciò a leggerlo, ma aveva gli occhi bagnati di lacrime, e gli occhiali erano ancora piuttosto sporchi, per cui faceva fatica a leggere. Il suo terrore aumentava a ogni frase: la nostra schiava, bella ventunenne tettona come da foto, abituata a ogni genere di abuso da parte dei suoi padroni, necessita di nuove forme di umiliazione e abuso…
Roberta cominciò a singhiozzare. Gianni le aveva infilato due dita nella vagina, ora. “Leggi tutto, puttana, da brava…” le disse. “Fai di sì con la testa quando posso passare alla pagina successiva.”
…verranno considerati solo candidati che provino di essere veri porci specificando cosa le farebbero; saranno selezionati i più fantasiosi. Preferenza per maturi (nessun limite di età), possibilmente ben dotati… foto richieste, possibilmente esplicite.
Roberta gemeva, continuando a cercare di implorare Gianni nonostante la ball gag.
…si accettano gruppi…
Roberta guardò Gianni, grosse lacrime che le scendevano lungo le guance. Lui le sorrise. “Allora? Avanti?” disse. “Cenno con la testa, cretina.”
Roberta emise un mugolio di dolore… strinse gli occhi, disperata, e fece di sì con la testa. Gianni fece scorrere la pagina. Lei tornò a leggere, col terrore negli occhi:
…l’appuntamento è per la sera di San Valentino, in luogo che sarà comunicato ai selezionati; il costo della partecipazione è 200 euro a persona. In tutto saranno selezionati dai 20 ai 30 partecipanti…
Le dita di Gianni erano di nuovo penetrate nel sesso di Roberta, e lui la stava masturbando lentamente, scivolando dentro e fuori con indice, medio e anulare e premendole delicatamente sul clitoride col pollice.
Roberta era di nuovo arrivata alla fine della pagina, ma l’annuncio non sembrava ancora concluso. Suo malgrado, fece ancora di sì con la testa.
…manda i tuoi dati e qualche tua foto a questo indirizzo, insieme alle tue idee su come usare la puttana. Nessun limite… umiliazione, tortura, violenza… la nostra cagnolina obbediente subirà tutto senza fiatare…
C’era un’ultima foto di Roberta, con i seni legati e le cosce aperte, e le mani di due persone (Lorenzo e Gianni, non inquadrati) fra le cosce. L’annuncio si concludeva con questa frase:
…dopo che saranno stati prescelti i partecipanti, la puttana sarà obbligata a masturbarsi fino a venire leggendo le loro mail, la descrizione delle cose che hanno intenzione di farle, e guardando le loro foto. Vi aspettiamo numerosi!
Il testo era finito. Roberta alzò di nuovo lo sguardo verso Gianni. Tremava. Avrebbe voluto dirgli che aveva sempre obbedito, era stata obbediente, docile, non meritava questo… supplicarlo di risparmiarla, di non andare veramente avanti con quel progetto terribile. Ma il bavaglio le impediva di parlare, e l’unica cosa che poteva fare era guardare il suo aguzzino, mentre lui continuava a penetrarla con le dita e strofinarle il clitoride… Si rese conto di essere così terrorizzata da non sentire nemmeno più il dolore provocatole dalla lampada, che ormai scottava…
“Non male, eh, puttana?” disse lui. “Ti stiamo combinando un bel San Valentino, vero? Adatto a una puttana come te…”
Roberta gemette ancora, guardandolo, ansimando.
“Ora non resta che aspettare…” disse lui, appoggiando il laptop sulla scrivania. “È un sito abbastanza frequentato, vedrai che i primi messaggi arriveranno presto…”
Aprì un cassetto, e prese un pacchetto di Marlboro. “Vado a fumare e fare un paio di telefonate…” disse, tirando fuori una sigaretta dal pacchetto. Distrattamente, infilò l’estremità della sigaretta nella vagina di Roberta, dalla parte del filtro – lo faceva spesso, “per insaporirla”. Quindi, alzò la mano, colpì ancora una volta Roberta – un manrovescio sui seni legati – e si allontanò.
Lei rimase lì, a contorcersi debolmente. La lampada ormai scottava, e molto probabilmente le sarebbe rimasto il segno… una scottatura dolorosa… eppure quel dolore non era nulla rispetto a quello che Gianni le stava facendo…
Roberta guardò il laptop, e vide una piccola notifica in rosso apparire in alto a destra, accompagnata da un “bip” sonoro. Il primo messaggio…
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Quando Gianni tornò in camera, c’erano già almeno quattro messaggi in risposta all’annuncio. Roberta non riusciva quasi più a sopportare il dolore della lampada, e non riusciva a smettere di mugolare di dolore. Quando vide entrare Gianni, spalancò gli occhi, guardandolo implorante.
Lui le sorrise. “Brucia, vero?” le disse.
Roberta annuì disperatamente.
Lui le si avvicinò, senza dir nient’altro, e portò le mani dietro la nuca di Roberta, slacciandole la cinghia della ball gag. Lei rabbrividì mentre lui gliela sfilava di bocca, un filo di saliva che colava sui seni nudi e legati di lei.
“Ti supplico… padrone… ti supplico…” mormorò, piangendo. “Cancellalo… l’annuncio… ti prego…”
Lui le sorrise. “Sai benissimo che non lo cancellerò, puttana,” disse, semplicemente. Le si mise davanti. Le mise le mani sui seni. “Un bel bacio, adesso,” le disse.
Roberta sapeva cosa sarebbe successo, era uno dei rituali che piacevano a Gianni. Lui le si avvicinò, avvicinando la bocca a quella di lei… mentre premeva con le mani, schiacciando i seni nudi di Roberta contro il metallo rovente della lampada. Lei cercò con tutte le forze di trattenere un gemito di dolore. Se voleva che Gianni spegnesse la lampada, doveva fare quello che voleva lui… accettare il dolore in silenzio, aprendo contemporaneamente la bocca, dandogli la propria lingua, baciandolo con passione… mentre le mani di lui continuavano a premere…
“Grazie… padrone…” mormorò lei, con un filo di luce.
“Grazie per…?”
“Grazie per aver punito le mie grosse poppe da vacca padrone…” gemette lei.
Gianni la baciò ancora, a fondo, stringendo ancora più forte. Quindi, con calma, si scostò, e spense la lampada. “E ora,” disse, “credo che ci sia posta per te, puttana. Vogliamo leggerla assieme?”
“Sì… padrone…”
Gianni annuì, e cominciò a slacciarsi i pantaloni. “Sono sicuro che ci saranno messaggi molto arrapanti,” disse, “credo proprio che mi farò una bella sega nella tua fica mentre leggiamo.”
“Sì, padrone…”
Il ragazzo si aprì la patta, calandosi i pantaloni e i boxer. Si avvicinò alla ragazza legata, appoggiando il membro al sesso aperto di lei. Afferrò Roberta per i capelli, e spinse il proprio membro dentro di lei, lentamente.
Mentre cominciava a muoversi dentro di lei, Gianni riprese in mano il laptop. “Cominciamo?”
Roberta scosse il capo, ma non poté che rispondere, “sì, padrone…”
“Allora… ecco il primo,” disse Gianni. Fece un risatina. “Oh oh, niente male, senti qua: datemela a me, questa bella maialina… ve la faccio strillare da dolore come se la stessero scuoiando… Vi mando messaggio con foto”
Roberta piangeva, ma non osò dir nulla.
Gianni si chinò su di lei, avvicinandosi all’orecchio della ragazza per sussurrarle: “questo comincia bene, mi sa che lo prendiamo, che ne dici?”
“Sì, padrone,” singhiozzò lei….
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“Ora, però,” disse Gianni, “dobbiamo fare qualcosa per ringraziare quelli che ti hanno scritto queste porcherie, non trovi?”
Roberta guardò Gianni, tremando.
Le indicò una piccola icona in fondo all’annuncio. C’era il simbolo di una telecamera, e la scritta: carica un video. Roberta si sentì gelare il sangue.
“Ho parecchi video di te che prendi cazzi dappertutto,” continuò Gianni, senza smettere di masturbarla mentre parlava. “Se carico uno di quelli, sarà su YouPorn nel giro di mezzora. Chissà… potrebbe finire per vederlo tuo fratello, o il tuo ragazzo… o tuo padre…”
Roberta scosse ancora il capo, tornando a implorare Gianni con gli occhi.
“In alternativa… Possiamo girare un nuovo video adesso, per l’occasione. Ti faccio un primo piano… niente di troppo spinto… in modo che non circoli troppo sulla rete…” Le si avvicinò. “Ti dico cosa devi dire… e fare…”
Roberta chiuse gli occhi. Lui accostò le labbra all’orecchio di Roberta, e cominciò a bisbigliarle quello che si aspettava da lei, e contemporaneamente spinse le dita a fondo nel sesso di lei, fino alla nocca…
Roberta scoppiò a piangere di nuovo. Non poteva credere che Gianni le stesse chiedendo quello che le stava chiedendo.
“Vedrai che puoi farlo…” disse lui, mordendole il lobo dell’orecchio prima di ritrarsi. Bruscamente, sfilò le dita dal sesso di Roberta, e prese il cellulare. Con calma, le slacciò la ball gag, sfilandogliela dalla bocca con un gesto deciso. Non appena ebbe la bocca libera, Roberta scoppiò in singhiozzi. “Ti supplico… padrone… ti supplico…” mormorò. “Cancellalo… l’annuncio… ti prego… questo no…”
Gianni scosse il capo, e la colpì con un violento ceffone in pieni volto. “Ti sto facendo un favore, puttana,” le disse. “Guarda che posso ancora cambiare idea. Non mi fare incazzare o sarà peggio per te… Davvero vuoi finire su YouPorn a quattro zampe mentre lo prendi in culo?”
Roberta scosse il capo. “No… io…”
Gianni la schiaffeggiò di nuovo, una nuova sberla secca. Quindi, alzò il cellulare, puntandolo verso di lei. “Inquadrerò solo il tuo faccino, ok? Niente tette o fica. In questo modo è più difficile che il video circoli in rete. Ma voglio che ti impegni, o cambieremo programma.”
Lei annuì. “Sì… padrone,” mormorò… anche se in cuor suo ancora non sapeva dove avrebbe trovato il coraggio di fare quello che Gianni le aveva chiesto.
“Pronta? Un bel sorriso…”
Roberta trattenne il fiato.
“3… 2… 1…”
Con la disperazione nel cuore, Roberta sorrise, guardando la telecamera.
“Ciao…” cominciò. “Sono… Roberta…”
Gianni sorrise, annuendo, e tornò a portare la mano libera fra le cosce di Roberta, iniziando a strofinarle con forza il clitoride. Lei cercò di non gemere… si leccò le labbra, senza smettere di sorridere.
“Sono…” La voce le mancò. Le dita di Gianni scivolarono di nuovo dentro di lei. “Sono una… puttana insaziabile…” continuò Roberta, ancora sorridendo. Si leccò le labbra… cercando di farlo in modo sensuale, come le aveva chiesto Gianni, per quanto difficile fosse. “E non vedo l’ora di sapere come sceglierete di abusare di una vacca come me…”
Aveva di nuovo le dita di Gianni ficcate dentro fino alle nocche… Roberta fece uno sforzo terribile per non piangere, e concluse: “sto già colando come una cagna… scrivetemi presto… un bacio… con la lingua…”
Gianni sorrise, annuendo, aspettando.
Mancava la cosa più difficile… Roberta continuò a fissare la telecamera, mentre si concentrava sul movimento delle dita di Gianni, la violenza con cui la prendevano a fondo, il modo doloroso in cui il suo pollice le stava strofinando il clitoride… Ansimò guardando la telecamera… cercando il piacere suo malgrado…
Gianni la fissava, sorridendo.
Roberta si sentì scuotere tutto il corpo… cominciò ad ansimare, violentemente… cercando di muovere il bacino contro la mano di Gianni, anche se il dolore in questo modo aumentava ancora… E nel momento esatto in cui la ragazza cominciava a godere, Gianni tolse la mano, lasciandola ad annaspare nel tentativo di raggiungere il culmine del piacere, il sesso aperto e vuoto…
Gianni abbassò il cellulare. “Buona la prima,” disse, ridendo.