Questo è il secondo (in realtà il primo, cronologicamente) racconto di “Educatore X” che recupero dal sito di Milù. Anche questo è di genere cuckold/BDSM, quindi potrebbe interessare solo a una parte del mio pubblico. Come per “Il vicino di casa”, “Schiavi della setta” è un racconto che considero minore, fatto principalmente di puntate brevi e scritte di getto. Per quanto riguarda la lunghezza degli episodi, in molti casi (a partire da questo) accorperò due capitoli della versione originale nello stesso post.

Io e Elena siamo fidanzati da tre anni. Mi ritengo molto fortunato. Lei è una ragazza dolce, intelligente, e molto carina. Ha una statura nella media, bei capelli ricci castani, occhi verdi, un bel corpo tonico, con curve ben piazzate, che nasconde in parte con un abbigliamento da “brava ragazza”. È di famiglia molto benestante, e con lei ho cominciato ad assaporare uno stile di vita che le condizioni poco agiate dei miei genitori non mi consentivano. Lei sembra non curarsi della nostra differenza di ceto sociale; è convinta che terminati gli studi – dati i miei ottimi risultati – mi farò una posizione. Io non sono mai stato abilissimo con le ragazze, ed essere entrato nelle sue grazie per me è stato come vincere alla lotteria. La mia vita è cambiata in meglio sotto tutti i punti di vista. Elena è anche molto calda a letto…

Tuttavia, c’è stata – fin dall’inizio – una pecca nel nostro rapporto. Elena, come molti altri ragazzi della società bene della mia città, ha sempre nutrito un grande interesse per il Quinto Ordine, una setta religiosa che io non avevo mai sentito nominare prima di conoscere lei. Personalmente non sono molto interessato alla religione, e su questo tema ho sempre cercato di minimizzare; a maggior ragione perché sapevo che a farle conoscere il Quinto Ordine era stato il suo ex fidanzato, Martin (anche lui di famiglia molto ricca, persino più di Elena). Tuttavia, col passare del tempo ho notato che Elena passava sempre più tempo sul sito della setta, sulla loro pagina Facebook, e si era persino decisa a leggere il loro testo Il Libro del Controllo (cosa notevole: in generale non legge molto). Un giorno, in seguito a una mia battuta infelice in cui ridicolizzavo uno dei “tredici principi” dell’Ordine, ho capito dal suo atteggiamento che la mia mancanza di interesse, o meglio il mio scetticismo, era mal tollerato da Elena e mi stava allontanando da lei.

Così mi decisi a fare l’unica cosa che potevo fare: chiesi a Elena di prestarmi il Libro. Lei ne fu entusiasta e questa mia apertura sembrò incidere in senso positivo su ogni aspetto del nostro rapporto. Così, quando Elena cominciò a ventilare la possibilità di “intraprendere il Quinto Cammino”  insieme, non ebbi il coraggio di retrocedere. Alla fine acconsentii a quell’idea. La felicità di Elena mi convinse che avevo fatto la scelta giusta, e anche la passione con cui quella notte facemmo l’amore…

Cominciai a leggere, e gradualmente mi resi conto che il Quinto Cammino era una cosa molto più seria a impegnativa di quanto immaginassi. I seguaci vi potevano accedere solo dopo aver studiato con cura il Libro del Controllo e averne “accolto” gli insegnamenti al primo livello; il che significava, in pratica, accettarli sul piano razionale ed essere intenzionati ad applicarli nella propria vita pubblica e privata. I seguaci che avevano raggiunto questo livello dovevano presentarsi a un Maestro dell’Ordine che ne avrebbe vagliato le buone intenzioni e la serietà in un colloquio individuale. Solo su approvazione del Maestro i seguaci avrebbero iniziato un periodo di vero e proprio ritiro in una Casa dei Cinque, una sorta di comune gestita dai Maestri dell’Ordine, dove avrebbero ricevuto gli insegnamenti necessari per accedere ai livelli superiori di addestramento. Ovviamente, trattandosi appunto di una setta “per ricchi”, le Case dei Cinque erano tutte bellissime location in zone esclusive: golfi privati sul lago di Como, riserve naturali in Valle d’Aosta, colline della Toscana, e altri posti del genere. Anche questa prospettiva (passare l’estate in un paradiso terrestre insieme a Elena) probabilmente contribuì a farmi procedere su quel cammino… Che però mi riservava molte, moltissime sorprese.

Ovviamente fu Elena a mettersi in contatto con il Maestro dell’Ordine, per fare la richiesta a nome di entrambi. La pratica di intraprendere il percorso come coppia (o addirittura come famiglia, per le coppie sposate o con figli) era infatti non solo ammessa ma addirittura caldeggiata dal Quinto Ordine. Ovviamente fui io stesso a insistere perché facessimo in quel modo, tenendo comunque celato a Elena che in realtà non avrei mai cominciato il cammino se non fosse stato per stare con lei. C’era però una clausola di cui avevo sottovalutato l’importanza: se si cominciava il cammino come coppia, non lo si poteva continuare come singoli: si veniva accettati o rifiutati insieme, senza eccezioni.

Il Maestro che rispose al messaggio lasciato da Elena nel form di iscrizione sul sito del Quinto Ordine si firmò “Educatore X”. Era infatti una regola del Quinto Ordine che i seguaci non conoscessero il vero nome di nessun Maestro fino al terzo livello di addestramento. Educatore X disse che ci avrebbe ricevuto in uno degli uffici che il Quinto Ordine aveva in città, in pieno centro di Milano, nella zona del Quadrilatero della Moda (una zona che uno come me aveva pochi motivi per conoscere, ma dove invece Elena era di casa). “Ho capito dov’è,” mi disse dopo aver letto la mail, tutta eccitata. “È proprio accanto al negozio dove M… dove ho comprato il mio paio di scarpe preferito…” Si era interrotta, ma sapevo chi era “M…” Martin, il suo ex fidanzato…

Certo, non un inizio perfetto per l’inizio del mio “Quinto Cammino”, ma cercai di non darci peso…

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L’ufficio del Quinto Ordine si trovava in un palazzo di lusso, come tutti quelli della zona. Io e Elena fummo accolti da una segretaria, che ci fece accomodare nella sala d’aspetto. Non potei non notare che era una bellissima donna, dall’aspetto curato; indossava un tailleur firmato, molto elegante, ma il tacco alto, il bel viso, il trucco curato, la lunghezza della gonna, la camicetta quasi trasparente che aderiva bene a un seno formoso, tutto nel suo aspetto sembrava curato per compiacere uno sguardo maschile. Ogni volta che Elena non mi guardava, i miei occhi erano attratti da lei. Lei, al contrario, non mi degnava del minimo interesse, e anzi le poche volte che mi guardò direttamente lessi nel suo sguardo quasi un atteggiamento di sufficienza, quasi di disapprovazione; come se fosse contrariata dal dover trattare con un ragazzino sciatto e insignificante come me. Parlando, si rivolgeva solo a Elena, come se io non fossi nemmeno presente.

“Potete entrare,” disse finalmente. “Educatore X può ricevervi.”

Varcammo la soglia dell’ufficio del Maestro tenendoci per mano. Eravamo nervosi; lei eccitata, io più timoroso. Mi sentivo fuori posto, ma ero deciso ad andare avanti per amore di Elena.

Il Maestro era un uomo fra i quaranta e i cinquanta, brizzolato, abbronzato, elegante. Ci salutò cordialmente, e ci fece accomodare sulle sedie degli ospiti. – Benvenuti nel Quinto Ordine, – furono le sue prime parole. Cominciò a farci delle domande: di dove eravamo, come avevamo saputo del Quinto Ordine, da quanto tempo meditavamo di cominciare il Cammino. Elena rispondeva a tutte le domande con naturalezza, nonostante l’evidente emozione; io facevo fatica a parlare, e qualsiasi cosa dicessi suonava innaturale, e veniva sostanzialmente ignorata dal Maestro.

Il colloquio iniziale fu piuttosto lungo, e non ricordo tutte le domande e tutte le cose che dissi; il mio senso di disagio, comunque, era palpabile, e anche Elena mi guardò un paio di volte con disapprovazione per il modo in cui balbettavo risposte per lo più insulse.

Il momento decisivo fu quando il Maestro cominciò a parlare della Prima Regola.

Prendo il controllo, lascio il controllo. Questa è la Prima Regola, la Formula dell’Inizio. Sapete cosa vuol dire? Lo sai, Elena?”

“Si, Educatore,” rispose lei.

“Prima tu, Luca.”

“Significa… che decido di prendere il controllo della mia vita… e per farlo… cedo il controllo all’Ordine.”

“Elena?”

“Prendo il controllo della mia realizzazione nell’Ordine,” rispose lei, “cedo il controllo ai Maestri che conoscono la via e mi guideranno.”

“Meglio,” disse Educatore X, annuendo (senza guardarmi). “Sapete qual è il primo ostacolo da superare per abbandonare il controllo?”

“La paura,” rispondemmo entrambi, insieme. Questo concetto era ampiamente ribadito nel Libro del Controllo.

“Elena, di cosa hai paura?”

Elena esitò. “Di non essere all’altezza del Cammino, Maestro.”

“All’altezza,” commentò Educatore X, con un sorriso accennato. “Vuoi essere all’altezza. Ma cedere il controllo significa imparare anche a stare in basso, Elena.”

“Si, Educatore.”

“E tu Luca, di cosa hai paura?”

Esitai anch’io. Avevo l’impressione che qualsiasi cosa dicessi sarebbe sembrata falsa, perché era falso tutto il mio interesse per il Quinto Ordine, e l’Educatore era tutt’altro che uno stupido. Così, a un tratto presi la decisione di essere onesto – cosa che fu probabilmente un grandissimo errore.

“Ho paura… di perdere Elena,” dissi. “Di perdere la sua stima, di perdere il suo amore.”

Con la coda dell’occhio, vidi Elena che mi guardava, con un sorriso accennato, sorridendo. Avevo detto una cosa carina. Ma non ero sicuro che fosse quella giusta, che Educatore X avrebbe accettato le mie motivazioni, e probabilmente anche Elena aveva lo stesso timore.

Educatore X rimase in silenzio per un po’, un tempo che ci parve interminabile.

“Bene,” disse quindi. “Ora vedremo se siete pronti per il Primo Cammino, quello in cui affronterete le vostre paure.”

Rimanemmo in attesa, in silenzio.

“Elena, tu vieni qui, vicino a me. Luca, gira la sedia in modo da darci le spalle.”

Io e Elena ci scambiammo un solo sguardo. In qualche modo mi rendevo già conto che la mia risposta era stata sbagliata, sbagliatissima, e lo sguardo di Elena, quasi di rimprovero, me lo confermò. Mentre lei si alzava, girai la sedia. Sentii i passi di lei che si avvicinava all’Educatore.

Rimasi in attesa, in silenzio.

La sentii gemere appena.

Sentii la voce del Maestro: “sei molto carina, Elena.”

Ancora un gemito, debolissimo.

Poi ancora la voce di lui: “ho sbottonato il maglioncino di Elena, Luca.”

Io mi sentii morire. Stava davvero succedendo? Lo aveva fatto davvero?

“Elena deve affrontare la sua paura di non essere all’altezza, e per fare questo, fra poco farà qualcosa per me. Tu, Luca, devi dimostrare di poter vincere la paura di perderla. Sapete che potete essere ammessi al cammino solo come coppia; e in questo momento, Luca, il controllo è tuo. Ora devo slacciare la camicetta di Elena, Luca, e quando lo avrò fatto, le abbasserò le coppe del reggiseno, e toccare il suo seno… il delizioso seno che ora vedo solo attraverso la camicetta. Ma lo farò solo se tu mi dici di farlo. Il controllo è tuo. Cosa decidi, Luca?”

Io esitai, sudando. Avevo il cuore che batteva all’impazzata. Se Elena avesse detto “andiamocene” sarei stato l’uomo più felice del mondo. Ma lei non disse niente.

“Tesoro… cosa vuoi che faccia?” chiesi, quasi balbettando. Elena non rispose. Esitai ancora.

Quindi, mi decisi.

“Cedo… cedo il controllo, Educatore.”

“Cosa devo fare?” chiese Educatore.

“Slacciarle… la camicetta… abbassarle il reggiseno…” balbettai ancora, sempre più in confusione. “Toccarla…”

Educatore X non rispose. Ci fu un pausa, due nuovi gemiti di Elena. “Elena ha un seno meraviglioso, Luca. Morbido e sodo, giovane. Mi piace molto.”

Non risposi.

“Ripeti la Formula, Luca, se ci credi ancora, se la senti nel tuo cuore.”

“Sì, Maestro… cedo il controllo…”

“Gira la sedia verso di noi, Luca.”

Feci come aveva detto il Maestro. Quando alzai lo sguardo, seppi che tutto stava accadendo realmente. Elena aveva la camicetta slacciata, i seni fuori dal reggiseno. Aveva gli occhi bagnati di lacrime, e mi guardò con astio, come se la colpa di quanto stava succedendo fosse mia, e forse aveva ragione.

“Vai da lui, Elena, e chiedigli di toglierti le mutandine per il vostro Maestro. Guardalo negli occhi. So che non vorresti, ma devi farlo: guardalo.”

Elena si mosse verso di me, obbediente. Si fermò a un passo. Alzò gli occhi palesemente controvoglia, con uno sguardo ancora sprezzante. “Luca… toglimi le mutandine per il Maestro,” disse, freddamente. Io esitai. Non potevo credere che stesse succedendo tutto così in fretta… Non potevo credere di averla delusa a quel punto… Tremando, portai le mani sotto le gonna di Elena, raggiunsi l’elastico delle mutandine, le abbassai facendole scivolare lungo le sue splendide gambe, fino a terra.

“Ripeti la formula del controllo, Luca,” disse il Maestro. 

Io arrossii. “Io… prendo il controllo…”. Trattenni il fiato. “Cedo il controllo” balbettai.

Ci fu una pausa. Quindi Educatore X disse: “Elena, torna qui.”

Elena tornò accanto al Maestro. Rimasi a guardare quello che succedeva, quasi ipnotizzato. Vidi la mano di lui che risaliva lungo le cosce della mia fidanzata, e poi spariva sotto la gonna, mentre i suoi occhi azzurri mi fissavano. Elena gemette ancora. Lui alzò lo sguardo verso di lei.

“Senti le mie dita, Elena?” le disse.

“Si, Maestro,” rispose lei.

“Per essere all’altezza del cammino, devi capire quanto sei sporca e umile, Elena,” continuò lui. “Ora ti masturberai sulle mie dita, di fronte al tuo fidanzato, come una cagnetta vogliosa, e godrai più di quanto tu non abbia mai goduto con Luca. Per tutto il tempo vi guarderete negli occhi. Solo se ce la farai, e se Luca non interverrà e ti lascerà fare fino in fondo, sarete ammessi al cammino. Comincia.”

Elena tratteneva a stento le lacrime, ma era chiaro dal suo sguardo che non voleva arrendersi, che non le sembrava troppo. Pensava che tutto quello che stava accadendo avesse un senso. Io non ero altrettanto convinto, ma avevo troppa paura di perderla. Cercai nei suoi occhi un cenno, ma non lo trovai. Cominciò a masturbarsi su quelle dita che io non vedevo, nascoste dalla gonna. – È molto calda e stretta, – commentò Educatore X, fissandomi. Io guardavo Elena, stringevo i pugni. Lei continuò, piegando le ginocchia. Fece per portare una mano al proprio sesso, ma lui la fermò; doveva attenersi alle istruzioni, impalarsi sulle sue dita e basta. – Calda, stretta e molto molto bagnata, – disse ancora lui. Mi accorsi di avere un’erezione, una terribile erezione, mentre lei continuava a muoversi. Pensai all’orgasmo che lei avrebbe avuto e io no, e la mia erezione aumentò, diventando quasi dolorosa. Elena mi guardava, ansimava, mi guardava…

… E alla fine venne, chiudendo gli occhi e gemendo ad alta voce…