Finalmente, fummo contattati dall’Ordine per l’inizio del nostro Cammino. Anche questa volta fu Elena a essere contattata, per mail. Il testo della mail era molto breve, diceva solo dove e quando presentarci (l’indirizzo era quello di una lussuosa villa sul lago, come potemmo appurare su Internet) e di arrivare a piedi e con un bagaglio minimo.

Facemmo il viaggio in parte in treno e poi in taxi. Il tassista conosceva l’indirizzo. “State andando per la prima volta?” chiese, con un tono vagamente canzonatorio. “State andando a… Com’è che dicono quelli?”

Elena rispose bruscamente: “cominceremo il Primo Cammino”.

L’uomo rispose ai modi sbrigativi di Elena con un sorrisetto indisponente. “Oh, certo, certo, il cammino,” disse, di nuovo come prendendoci velatamente in giro. Dopodiché, inaspettatamente, portò la mano allo specchietto e lo orientò in modo da poter guardare Elena. L’aveva fatto in modo abbastanza esplicito, e quindi mi aspettavo che intendesse rivolgerle la parola; invece, si limitò a guardarla – o meglio a squadrarla, con calma. Elena arrossì, e abbassò lo sguardo. L’uomo sorrise. Io ero sul punto di reagire e chiedergli cosa stava facendo… come si permetteva? Però fui spiazzato… lui spostò di nuovo lo specchietto, questa volta per guardare me, con quel sorriso ancora sul volto. Forse era per quello che era successo nelle settimane prima, ma ebbi la netta impressione che il suo sguardo significasse: “sì, ho guardato bene la tua fidanzata, ho controllato gambe, tette, viso, tutto. Hai qualcosa da ridire?”

E la mia reazione… fu la stessa di Elena: arrossii e abbassai lo sguardo.

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Arrivammo alla Casa dell’Ordine perfettamente puntuali. Era una reggia veramente imponente, simile a un grande albergo di lusso, a cui si accedeva passato un cancello automatico e attraversato un vialetto nel parco. Il tassista ci lasciò davanti all’ingresso principale. Salimmo la gradinata che conduceva al portone, mano nella mano.

All’ingresso fummo accolti da una donna che si presentò come Anna. Era molto distinta, elegante, dall’aspetto curato, anche piuttosto bella, intorno ai quarant’anni; ricordava molto la segretaria che avevamo incontrato nell’ufficio di Educatore X. Anna ci diede il benvenuto, e scambiò con noi due chiacchiere circa il viaggio. Ebbi subito l’impressione che fosse molto gentile con Elena e invece abbastanza fredda con me. Mi dissi che forse mi sbagliavo…

“Il Direttore vi sta aspettando,” disse Anna. “Lui vi introdurrà al vostro Primo Cammino. Ha lavorato alle vostre Regole di Ingresso con Educatore X, che ci ha raccontato molto di voi…” Si rivolse a Elena, con una strana espressione negli occhi. “So che tu lo hai anche incontrato personalmente…” Elena arrossì. Non poteva sapere se Educatore X aveva raccontato tutto… ma non c’era nemmeno motivo di dubitarne. “Si, è così,” mormorò Elena, sforzandosi di sorridere. “È stato molto importante… per me…” Anna annuì. “Ne sono sicura, cara. E sicuramente anche per Luca,” aggiunse – sebbene, senza rivolgermi lo sguardo. “Allora, siete pronti?”

Aveva usato il plurale, ma anche in questo caso, guardava solo Elena. “Siamo pronti,” rispose Elena; io rimasi in silenzio. Anna sorrise, e ci fece gesto di seguirla…

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Il Direttore era un uomo sui quarantacinque anni, magro, capelli corti, occhiali, vestiti (camicia e pantaloni neri) firmati, belle scarpe, Rolex… aveva più l’aspetto di un manager in carriera che di un leader spirituale. In effetti, la nostra conversazione fu interrotta a più riprese dallo squillare del suo iPhone ultimo modello, e dal tenore delle sue risposte potemmo intuire che doveva essere effettivamente un dirigente di alto livello di una qualche azienda, o un imprenditore. Evidentemente non si dedicava solo all’Ordine.

Ci fece accomodare e scambiammo qualche convenevole. L’atteggiamento del Direttore era amichevole, ma io mi sentivo tesissimo, e credo che anche Elena si sentisse in soggezione verso l’autorità che quell’uomo esprimeva in modo così naturale.

“Benissimo,” disse a un certo punto il Direttore, “ora che ci siamo conosciuti, veniamo alle cose pratiche. Io sono una persona pratica, e spero che avrete modo di apprezzarlo.”

Noi annuimmo.

“Per quanto riguarda le regole da seguire nella casa, vi spiegherà tutto Anna. Ci tengo solo a chiarire una cosa: nella Casa vivrete insieme ad altri seguaci che stanno percorrendo i cammini dei vari livelli. A partire dal Terzo Cammino, i seguaci sono Iniziati e sono investiti della piena autorità dell’Ordine.” Fece una pausa. “È molto importante che voi rispettiate l’autorità: la mia, quella di Anna, dalle Guide, e dagli Iniziati.”

“Certo,” disse Elena, e anche io feci un cenno di assenso.

“Le regole della Casa non sono troppo dure, ma nel Quinto Ordine riteniamo che la disciplina sia lo specchio dell’impegno e della serietà di ogni Accolto. Non infrangete le regole che vi verranno date, o potreste essere espulsi – in qualsiasi momento.”

Noi annuimmo di nuovo. Il Direttore fece un largo sorriso. “Ma ovviamente voi non avrete nessun problema,” disse, sdrammatizzando, “perché siete bravissimi. Scusate ma è mio dovere spiegare le cose, spero di non avervi spaventato.”

Sorridemmo anche noi, un po’ nervosamente, dicendo che capivamo benissimo.

“E ora parliamo di voi,” riprese il Direttore.

Ebbi l’impressione che la tensione mia e di Elena fosse tangibile, ma il Direttore non mostrò di coglierla, mantenendo la sua espressione rilassata e affabile.

“Educatore X mi ha spiegato benissimo quali sono gli ostacoli che dovremo affrontare insieme nel vostro Primo Cammino,” continuò. “Anche su questo, permettetemi di essere pratico e farla semplice. Tu Elena sei orgogliosa e, tu, Luca possessivo verso di lei, anche in senso sessuale. Educatore X ha già impostato una linea di lavoro per risolvere questi problemi. Il vostro Maestro si occuperà di sviluppare e arricchire il vostro Codice col tempo.”

Avevo la gola secca. Manterrò la sua linea… Avevo sperato che col nostro ingresso nella Casa ci saremmo lasciati alle spalle quello che era accaduto con Educatore X… ma evidentemente mi sbagliavo…

“Inoltre, ovviamente il mio ruolo è diverso. Educatore X vi ha condotto per un breve tratto, ma quello era il ‘mondo reale’, con le sue regole. Dentro la Casa le regole le facciamo noi,” continuò il Direttore. “Questo mi permette di essere più incisivo. Alla fine, è nell’interesse di tutti arrivare efficacemente all’obiettivo, siamo d’accordo?”

“Certo, Direttore…”

Il Direttore si appoggiò allo schienale, mettendosi comodo e sfoderando un nuovo sorriso rassicurante.

“Allora, volete sapere le vostre regole?”

Rispondemmo di si. Almeno per me, era sicuramente una bugia.

Prima regola. Luca: tu non la tocchi più fino a nuovo ordine” disse, guardandomi. Io arrossii, imbarazzato. Non ero sicuro di capire. Il Direttore se ne accorse. ”Sai cosa voglio dire, giusto?”

Rimase in attesa.

“Niente… niente rapporti…?” balbettai.

Niente di sessuale con lei. Non avrete le telecamere in camera da letto – a meno che io non decida di farle mettere – ma confido che farete i bravi. Dipende anche da te, Elena. Posso fidarmi?”

“Sì, Direttore, certo,” disse subito lei.

“Bene. Questa regola serviva per combattere il nemico di Luca. Ora veniamo a una che riguarda entrambi. Scommetto che hai tanti bei vestiti firmati in valigia, vero, Elena?” disse.

Elena annuì, sorridendo. “Qualcuno, sì,” disse.

Lui scosse il capo. “Aspetteranno,” disse, sorridendo. “E aspetteremo anche noi di vederti con quei graziosi vestitini. Per le prime due settimane, potrai indossare solo intimo, anche negli spazi comuni. Mutandine e reggiseno. Anna ti dirà quali reggiseni e quali mutandine vanno bene. E sceglierà anche delle scarpe adatte. Hai dei sandali col tacco alto?”

Elena era arrossita violentemente. Annuì. “Sì, Direttore.”

“Penso che andranno bene,” disse lui. “Questo serve a te, Elena, e anche a Luca. Anche la terza regola potrebbe sembrare per Luca, ma io ritengo che serva a entrambi.”

Fece un’altra pausa, guardandoci. Noi ci sforzavamo di reggere il suo sguardo, ma eravamo imbarazzatissimi.

“Terza regola: Elena è una ragazza carina e susciterà l’interesse di qualche maschietto. Forse qualcuno comincerà a corteggiarla o farà qualche avance. La terza regola è per te, Luca. Se questo succede, tu non ti metterai in mezzo in nessun modo. Non reagirai, non dirai nulla, non farai nemmeno capire che la cosa ti infastidisce.

Ormai ero rosso fino alle orecchie. Annuii. “Ho capito,” dissi, con un filo di voce.

“Attenzione però. Non voglio che tu nasconda il fatto che Elena è la tua fidanzata, sia ben chiaro. Potete e dovete essere sinceri su questo. Semplicemente, non farai niente per difendere la tua ‘proprietà’.”

Si volse verso Elena. “Educatore X questo non lo aveva forse intuito, o forse si, ma a me è chiaro: quest’ultima regola serve anche per il tuo orgoglio, Elena. Una cosa di cui una donna è orgogliosa è anche la mascolinità, la forza del suo uomo. E noi su questo lavoreremo.”

Rimanemmo in silenzio qualche istante. Le sue ultime parole mi rimbombavano nel cervello. Avevo capito bene? Il Direttore aveva detto che aveva intenzione di farmi perdere la mia immagine di maschio agli occhi di Elena?

“Su, non siate così silenziosi,” disse il Direttore, sorridendo nuovamente. “Il Primo Cammino è faticoso; ma è anche importante. Alla fine, sarete grati di averlo percorso.”

Annuimmo ancora una volta.

“Sono in ritardissimo su altri tre impegni stamattina,” concluse lui. “Vi lascio nelle capaci mani di Anna. Per qualsiasi cosa, fate riferimento a me. E Buon Cammino!”

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Usciti dall’ufficio del Direttore, Anna ci venne incontro per condurci alla nostra stanza. “Vi accompagno personalmente, così posso occuparmi anche subito della questione del guardaroba di Elena,” disse, con un mezzo sorriso. La ringraziammo, un po’ in imbarazzo, e ci incamminammo dietro di lei. Attraversammo un grande salone, dove diversi gruppi di ragazzi stavano a chiacchierare. Erano tutti rilassati, ben vestiti, persino abbronzati. Ci guardarono passando, e io non potei fare a meno di pensare come sarebbe stato passare davanti a loro con Elena seminuda…

Salimmo una rampa di scala e arrivammo alla porta della nostra stanza, in fondo a un corridoio con molte altre porte. Anna aprì. “Qui non ci sono chiavi, ovviamente. Siamo una famiglia.

La stanza era piuttosto confortevole, più spaziosa di una camera d’albergo normale. Le valigie erano ai piedi del letto. Anna richiuse la porta alle sue spalle.

“Vi piace?” chiese.

“Si, grazie, molto,” rispose Elena. Anche io annuii. “Si, è molto bella,” mormorai. Ero ancora un po’ troppo scosso per riuscire a fingere che fosse tutto a posto.

“D’accordo, allora…” disse Anna. “Elena, puoi farmi vedere che intimo hai portato, per favore? E le scarpe.”

“Certo,’ rispose Elena, arrossendo appena. Appoggiò la valigia per terra, la aprì. Intimo e scarpe erano in uno scomparto facilmente accessibile, e riuscì a tirarli fuori senza dover disfare del tutto i bagagli. Dispose tutto sul letto accanto alla valigia.

“Benissimo,” disse Anna, avvicinandosi. Elena aveva portato un po’ di reggiseni e mutandine normali, di cotone, che Anna scartò, dicendo semplicemente “ovviamente questi no…”. Poi c’erano alcuni capi più sexy, forse da riservare per serate eleganti, o per i nostri momenti intimi: completini in pizzo, tanga, brasiliane, reggiseni a balconcino… Anna guardò Elena. “Questi li puoi mettere.”

Passò alle scarpe, scartandole tutte con l’eccezione di quelle col tacco alto. “Anche le scarpe che indossi possono andare.”

In quel momento entrò in stanza un inserviente che portava un set di asciugamani e altri accessori per la stanza. “Chiedo scusa,” disse. “Finisco di sistemarvi la camera”. Lo ringraziammo. Anna era ancora in camera; la guardammo, in attesa che ci dicesse qualcos’altro. Lei fece un sorriso. “Elena, hai capito la vostra seconda regola, vero?”

Elena annuì. “Sì… certo,” rispose. Anna la guardò, come aspettandosi che Elena la ripetesse per conferma. “Non devo… indossare nient’altro che intimo… e le scarpe,”  disse.

Anna fece un gesto con la mano, come a dire: “e allora? cosa aspetti?”

Elena arrossì, accennando appena uno sguardo verso l’inserviente in bagno. “Oh…” mormorò. “Sì… certo… mi scusi…”

Senza aggiungere altro, cominciò a slacciarsi la camicetta. Anna la guardava, lei teneva gli occhi bassi. Slacciò la camicetta e se la sfilò. Io non sapevo cosa fare, mi sudavano le mani. Anche io diedi uno sguardo all’inserviente, per capire se stava guardando. Anna se ne accorse, ma non disse nulla.

Elena si era tolta la camicetta, e l’aveva appoggiata sul letto. Si slacciò la gonna, e la fece cadere a terra. “Quelli non vanno bene, lo sai,” disse Anna, indicando le mutandine e il reggiseno di Elena, in cotone liscio. Elena annuì, “certo…” Con le mani che le tremavano, si slacciò il reggiseno, e lo appoggiò sul letto. Io diedi un altro sguardo nervoso a Emilio; non stava guardando. Elena fece per prendere un reggiseno di quelli scelti, ma Anna la fermò. “Prima togli tutto,” le disse.

Elena annuì, e si sfilò le mutandine, rimanendo nuda solo con i tacchi. Questa volta vidi che Emilio la stava guardando.

“Scelgo io,” disse Anna, tranquillamente, prendendo a esaminare i completini sexy di Elena disposti sul letto. “So che Educatore X ti ha ordinato di mostrarti ai clienti del Move Club,” disse, esaminando un tanga nero. “E non solo mostrarti… so che ti hanno toccato.” Io friggevo… Elena era nuda… Emilio continuava a guardarla… Dalla sua posizione poteva vedere le sue natiche nude, forse anche il profilo del seno…

“Sì,” mormorò Elena.

“I clienti del Move erano gente ricca, di classe, amici di Educatore X,” continuò Anna. “Ma certo… ti potevano vedere anche i camerieri… e questo ti dava ancora più fastidio, vero, cara? Sii sincera.”

Elena annuì. “Sì… credo che sia vero, signora.”

Anna sorrise. “Perché sei troppo presuntuosa, come dice Educatore X,” disse. “Emilio,… Vieni pure di qui.”

Io e Elena rimanemmo immobili, raggelati. L’uomo ci raggiunse in camera. Lo guardai meglio. Era un uomo sulla quarantina, grassoccio, coi baffi, pelato. Doveva essere sudamericano.

“Emilio, vorrei qualche parere su Elena, per favore,” disse Anna. “Il viso. Ti piace il suo viso? Dammi un giudizio da 1 a 10.”

Emilio sorrise. “Oh, è molto molto bonita, signora. Le dò 10.”

“Devi essere realistico, Emilio, non darle tutti 10. Sei sicuro?”

Emilio esitò. “Ummm.. beh…, forse 8, allora, signora.” Elena arrossì.

Anna sorrise. “Bene. Le gambe?”

Emilio ormai aveva capito il gioco. Lo avevamo capito tutti. L’orgoglio di Elena sarebbe stato punito facendola giudicare da quell’uomo umile e insignificante… E io avrei dovuto assistere, accettare di sentire quei voti, di vederlo guardare il corpo nudo della mia fidanzata…

“Non male, signora. 7, direi. Non mi piace del tutto la forma delle cosce. Ma sono delle belle gambe.”

Anna fece una pausa.

“Il seno?”

Emilio sfoderò un gran sorriso. Addirittura si avvicinò per guardare più da vicino. “Bé, signora… il seno… molto molto bello signora… mi verrebbe da dire un 8, sembra sodo…”

“Sembra?” disse Anna. “Sentilo, controlla. Tocca la merce con mano.”

Il sorriso di Emilio divenne ancora più ampio. Portò la mano al seno di Elena, lo prese nelle mani grassocce, lo strinse. Lei socchiuse appena gli occhi, arrossendo ancora di più, senza osare ribellarsi. “Si, morbido e sodo… 8 signora.”

Io stringevo i pugni, senza accorgermene. Emilio portava una comoda tuta da lavoro, e ormai era evidente che la sua patta era gonfiata da un’erezione. E non solo… dal modo in cui era gonfia… sembrava che fosse anche molto ben dotato… Mi resi conto che anche io ormai ero duro… ma non si vedeva nello stesso modo…

“Girati, Elena,” disse Anna. “Emilio? Il culo?”

L’uomo guardò le natiche di Elena. Diede uno sguardo ad Anna, che fece un cenno di assenso, e palpò anche quelle. “Splendido… 8 anche qui signora.”

Strinsi i pugni ancora più forte. Sudavo.

Elena guardò Anna con sguardo supplicante, sperando che ora le avrebbe detto di rivestirsi. Anna le sorrise. “Non abbiamo ancora finito, cara,” le disse. “Sdraiati sul letto, rivolta verso di noi.”

Elena arrossì ancora di più, e si sdraiò sul letto, supina.

Rimase in attesa di quello che sarebbe successo, di ciò che Anna avrebbe detto… E anche io.

“Tira su le ginocchia e apri le cosce, Elena. Emilio deve ancora giudicare qualcosa…”

Mi accorsi che Elena aveva gli occhi lucidi. Alzò le ginocchia, divaricando le gambe. Emilio fece un fischio.

“Oh, signora Anna… che spettacolo…” disse.

Anna gli fece un cenno. “Oh,” fece lui, capendo che anche questa volta era autorizzato a ‘toccare con mano la merce’. Portò una mano grassoccia fra le cosce di Elena, cominciò a tastarla. Vidi che le sue dita si bagnavano. Anna mi guardò, per la prima volta da quando era cominciato quel supplizio.

“Elena sembra molto bagnata,” disse. “Sai che tu non puoi soddisfarla, vero?”

Io esitai, poi annuii.

“Vuoi chiedere a Emilio di farlo al tuo posto?”

Io esitai ancora. Non poteva parlare sul serio. “No,” risposi, incerto.

Anna scrollò le spalle. “Come preferisci,” disse. Tirai un sospiro di sollievo. Tornai a guardare Elena, e rabbrividii. Emilio aveva infilato due dita nel suo sesso. Incontrai lo sguardo di lei. Non riuscii a decifrarlo. Era delusa? Delusa che non avessi detto di si? Forse pensava che fosse una prova e che io la avessi fallita? O davvero voleva venire sulla mano di quell’uomo come aveva fatto con Educatore X?

“Emilio, il voto,” disse Anna. L’uomo tolse con riluttanza la mano. “Calda… stretta… e molto bagnata… ma molto nervosa” disse. “Le dò 7…”

“Scusa se mi permetto la domanda,” disse Anna. “Tu frequenti prostitute, Emilio? Ti è capitato? Sai che noi non giudichiamo, rispondi pure tranquillamente.”

“Si.. beh, signora, sì, qualche volta.”

Anna fece un cenno di assenso, e guardò Elena, fissandola mentre continuava. “Quanto pensi che valga Elena? Quanto pagheresti? So che ci sono diverse tariffe per diversi servizi… sii preciso.”

Emilio annuì. “Si, signora. Dunque… Sicuramente pagherei anche 50 euro per la bocca, signora,” disse. “Bocca da brava ragazza… sul mio… sì 50 li vale. E penso che la… la fica… mi perdoni il termine signora… anche 100… a pelle…”

Elena versò una lacrima. Aveva le guance in fiamme. La conoscevo, sapevo quanto si stava sentendo umiliata in quel momento… Essere giudicata come merce…

“Grazie Emilio, puoi andare,” disse Anna.

Emilio ebbe per un attimo un’espressione delusa. Mi resi conto che ci aveva sperato… aveva sperato che alla fine Anna gli avrebbe fatto fare qualcosa con Elena… una delle cose che aveva detto… mi resi conto che quell’uomo insignificante era stato vicinissimo dal soddisfarsi con la mia fidanzata… sarebbe bastata una parola di Anna… e lui avrebbe avuto ciò che io avevo sospirato per tanti mesi di fidanzamento…

Ciò che ora mi era negato…

“Luca,” disse Anna, quando Emilio fu uscito. Fece un gesto, appena un accenno, in direzione dei miei pantaloni. “Quello… non va bene.” Parlava della mia erezione…

Io la guardai.

Fece un altro cenno, verso il bagno. “Vai, è meglio che risolvi il problema… intanto che io dico a Elena come vestirsi.”

Non potevo crederci… Mi stava ordinando di masturbarmi… Lo stava facendo con tono freddo, distaccato, ma decisamente autoritario. Rimase un attimo incapace di reagire. Poi dissi: “sì… va bene…”

Andai in bagno.

“Non chiudere la porta,” disse Anna. “Non ce n’è bisogno, sappiamo tutti cosa stai facendo.”

Feci per replicare, ma non ne ebbi la forza. Elena stava sopportando tutto, stava sopportando più di me… non potevo essere io a rovinare tutto. Decisi che avrei cercato di convincerla ad andarcene di lì, al più presto… Ma non potevo prendere io l’iniziativa di affrontare Anna… Dovevo obbedire. Mi slacciai i pantaloni, avvicinandomi al water… Immaginavo che l’imbarazzo, o il semplice fatto che quell’atto mi fosse stato ordinato, mi avrebbero impedito di… funzionare… ma non fu così… anzi… era durissimo… Mi appoggiai sul water, e mi umiliai, un’umiliazione terribile… e dentro di me sapevo che se non convincevo Elena, quella non sarebbe stata l’ultima…