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I giorni passavano, e la mia condizione di astinenza si prolungava. Sebbene spesso mi capitasse di pensare che la situazione ormai era diventata troppo assurda, e fossi tentato di porre fine a quello che tutto sommato ancora mi sembrava un “gioco”, non potevo neppure negare a me stesso la verità – che non ero mai stato così eccitato. Sapevo che tornare alla “normalità” – tornare a possedere mia moglie, come un marito “per bene” – forse non era già più possibile. E sebbene fosse Rossella a condurre il gioco, ero convinto che il motivo per cui tutto ciò stava accadendo ero io – un altro non si sarebbe fatto trattare in quel modo, o non ne sarebbe stato così morbosamente eccitato. In un certo senso, forse non possedere mia moglie mi faceva sentire sollevato oltre che frustrato e voglioso…
Rossella sembrava consapevole dei miei stati d’animo, e il modo in cui mi trattava dimostrava che era consapevole di esercitare su di me un potere molto più profondo di quello che si sarebbe potuto pensare, all’inizio, del nostro “gioco”. I suoi ordini diventavano ogni giorni più umilianti, e più perversi, eppure li formulava sempre con tranquilla decisione, quasi con sfida, sapendo che non l’avrei contraddetta.
Ogni giorno dovevo spogliarmi nudo appena arrivato a casa. Spesso avevo precise istruzioni sul da farsi mentre la aspettavo, per esempio qualche lavoretto in casa. Più o meno mezzora prima del suo rientro dovevo mettermi in ginocchio e aspettarla così – la posizione più indicata perché la mia unica funzione nel nostro rapporto coniugale, ormai, era leccarla ogni volta che lo chiedeva. E lo chiedeva spesso – non raramente Rossella aveva tre o quattro orgasmi prima di sera. Io adoravo l’odore del sesso di mia moglie, il suo sapore, la sua vista.
Da un certo momento in avanti Rossella stabilì che ero troppo eccitato per vederla nuda, e che per evitare che un “incidente di percorso” rompesse la mia astinenza era meglio quindi evitare. Da quel momento si faceva leccare attraverso le mutandine, oppure mi bendava se aveva voglia di sentire la lingua dentro il suo sesso.
Ovviamente non mi era concesso masturbarmi. Rossella invece poteva farlo, e anzi lo faceva quotidianamente, anche se mai fino all’orgasmo. Anche in questo ci fu un’evoluzione. All’inizio si divertiva a stuzzicarmi; spesso, sapendo quanto la cosa mi eccitava, mi masturbava appena rientrata, con ancora addosso gli abiti dell’ufficio, in modo provocante; si metteva in ginocchio e me lo massaggiava lentamente, fissandomi negli occhi. Oppure mi abbracciava da dietro, mentre cucinavo la cena, e mi masturbava stuzzicandomi il lobo dell’orecchio con la lingua e dicendomi cose come “cosa cucina oggi la mia cagnetta in calore?” Col passare del tempo, però, questo genere di attenzioni da parte sua iniziò a diventare più raro, e fu evidente che entrambi eravamo ancora più eccitati se la mia masturbazione quotidiana avveniva in un modo più umiliante. Ogni giorno Rossella inventava una variazione sul tema; mi faceva mettere carponi sul tavolo e mi masturbava distrattamente, mentre parlava al telefono o leggeva il giornale, oppure mi ordinava semplicemente di mettermi in ginocchio ai suoi piedi e di fare da solo, strusciandolo contro il suo polpaccio.
In tutta questa situazione, mi rendevo conto che se in questo nuovo rapporto fra di noi la mia astinenza era fondamentale, la sua non lo era; e benché la facessi venire più volte al giorno con la bocca, mi rendevo conto che una donna giovane e sensuale come lei aveva bisogno anche di altro, e che però non ero io a poterglielo dare. Cominciai quindi a rendermi conto che quel rapporto fra di noi, e l’idea della fedeltà coniugale da parte sua, erano difficilmente conciliabili. Sapevo che Rossella non mi avrebbe mai tradito di nascosto, ma avevo anche la certezza che qualcosa sarebbe dovuto succedere, presto o tardi, e avevo paura a immaginare cosa – oltre, naturalmente, a essere terribilmente eccitato da questa incertezza.
Le cose, in effetti, cambiarono, dopo circa un mese dal nostro ultimo rapporto. Da qualche giorno Rossella mi parlava spesso di un suo nuovo collega, un certo Marco. Pare che fosse un bell’uomo, giovane e atletico, e che le colleghe non facessero che parlare di lui. Rossella gli era stata affidata come affiancamento, per cui passavano molte ore insieme ogni giorno. Inutile dire che cominciai a essere geloso, anche perché Rossella non faceva nulla per dissimulare l’attrazione fisica che provava nei confronti del giovane. Anzi; giorno dopo giorno, capitava sempre più frequentemente che l’argomento cadesse su questo Marco proprio mentre Rossella mi concedeva la mia masturbazione quotidiana; e se quando lei pronunciava il nome “Marco” il mio membro aveva un guizzo nella sua mano, o contro il velo delle sue calze, Rossella mi guardava con aria particolarmente maliziosa o sprezzante – entrambe le cose assieme.
Un giorno, Rossella tornò dall’ufficio particolarmente raggiante. Era vestita in modo particolarmente sexy, con una gonna sopra il ginocchio in rigato grigio aderente che metteva ben in risalto il suo splendido fondoschiena, e che insieme a un paio di scarpe lucide con un tacco alto. Immediatamente pensai che era stata tutto il giorno insieme a Marco, vestita così, gomito a gomito; che da seduta, quella gonna non poteva non alzarsi di diversi centimetri e dare una splendida vista delle cosce di Rossella, specialmente se lei, com’era solita fare, aveva incrociato le gambe. Questi pensieri me lo fecero diventare immediatamente duro, e poiché ero nudo, la mia erezione catturò subito l’attenzione di Rossella. – Oh, – disse lei, – vedo che ti piace come mi sono vestita oggi, – disse.
– Si, molto, – risposi.
Lei schioccò le dita e indicò il pavimento, e io, come ero ormai abituato a fare, mi inginocchiai.
– Questo abbigliamento ti fa venire voglia di scoparmi? – chiese.
Io esitai. No, non era quello che avevo in mente. – No… – mormorai.
Lei sorrise della mia sincerità. – Lo so, – disse. – Forse ti eccita sapere che mi sono vestita così per Marco, piuttosto.
Sentii le guance che mi si arrossavano. Certo, avevo pensato a lei vestita così con Marco; ma in realtà, non avevo pensato a lei vestita così per Marco. Ma ora che lei l’aveva detto, mi rendevo conto che questo pensiero era ancora più disperatamente eccitante. Il mio membro sembrava sul punto di esplodere. – Si, – mormorai, – mi eccita tantissimo.
– Lo immaginavo, tesoro, e ho una bella sorpresa per te, – continuò lei. – Ti farò un bel regalo, questa sera. Vieni qui.
Il suo indice ora indicava le sue belle gambe, fasciate dal nylon scuro delle calze. Mi avvicinai a lei, in ginocchio; conoscevo il comando. Appoggiai il membro al suo polpaccio, delicatamente, guardandola in attesa del suo consenso. Lei annuì, e mentre cominciavo a strusciare lentamente il mio sesso sulla curva soffice della sua gamba, lei mi porse due dita da succhiare. Quella era la posizione più umiliante, costretto a masturbarmi come un cagnolino sulla sua gamba intento a succhiare le sue dita, la posizione che Rossella preferiva usare quando mi stava per proporre qualcosa di nuovo, per oltrepassare ancora i miei limiti. – Questa sera incontrerò Marco in chat, – mi disse, – e tu potrai ascoltare la nostra conversazione.
Io non risposi, ma quasi senza rendermene conto mi ritrovai a succhiare le dita di Rossella in un modo diverso, più femminile, con la sensualità che avrei voluto che Rossella mettesse nel succhiare il mio membro. Lei sorrise a quell’istintivo segno di sottomissione da parte mia. – Ora preparami la vasca, voglio fare un bagno… poi metti il grembiule e prepara la cena, – disse, interrompendo con ostentata indifferenza il flusso di emozioni contrastanti che mi attraversava. Io mi alzai, cogliendo appena lo sguardo divertito di Rossella al mio membro dolorosamente eretto, sporgente, turgido.
Per il resto della serata, fino a cena, Rossella non fece più alcun cenno a Marco. Sapeva che non ce n’era bisogno, che io non riuscivo a pensare a nient’altro. Il grembiulino che Rossella mi faceva indossare per cucinare – e che quella sera, per la prima volta, dovetti tenere anche in seguito, perché Rossella si fece anche servire la cena a tavola, trattandomi come la sua cameriera – era sollevato dalla mia erezione, che non accennava a diminuire. Dopo il bagno Rossella si era truccata, pettinata, profumata, e aveva indossato un bel vestito da sera, con le spalline sottili e un’ampia scollatura che enfatizzava i suoi seni – sodi e alti, una bellissima terza. Il fatto che si fosse messa così elegante mi faceva pensare che per la chat con Marco avrebbe usato la webcam, e mi chiedevo quale sarebbe stato il mio ruolo.
Dopo cena Rossella si prese un bicchiere di vino e mi fece cenno di seguirla nella nostra camera da letto, dove teneva il suo portatile. – E’ quasi ora, ma mentre aspetto che Marco mi contatti pensavo di dare un’occhiata al suo profilo di Facebook, – disse. Mentre si collegava, mi fece un cenno con gli occhi, indicando il pavimento vicino alla sua sedia; così, mi inginocchiai di fianco a lei. Quando vidi la prima foto di Marco, sul suo profilo, sentii subito una stretta allo stomaco. Era effettivamente un uomo affascinante, giovane, muscoloso, virile. Mi sentii ancora più inadeguato e ridicolo, inginocchiato lì di fianco a mia moglie, intento ad accarezzare le sue giovani cosce, in parte scoperte dal vestitino, con la coda dell’occhio… per qualche motivo mi venne da pensare che Marco certamente mia moglie la guardava, e apertamente, chissà quante volte i suoi occhi si erano fissati sulle sue splendide natiche in ufficio…
Rossella andò rapidamente a vedere la sezione “foto” nel profilo di Marco, e con altrettanta decisione puntò subito sui set fotografici al mare. Iniziò a far scorrere le foto in cui Marco appariva in costume; alto, sorridente, abbronzato, con un fisico che persino io non potevo non giudicare perfetto. E Rossella decisamente condivideva questa impressione, né si trattenne dal dimostrarlo. – Oh mio dio, – diceva, sorridendo compiaciuta, – avevo capito che era bello ma a vederlo così… mmmm…
Continuò a far scorrere le foto, facendo commenti e mugolii di approvazione. – Mi sto eccitando da morire a vedere questo dio greco, – mi disse a un certo punto. – Dai, vieni qui sotto, sai cosa devi fare. Tieni gli occhi chiusi, però.
Io obbedii, docile come sempre. Mi spostai, in ginocchio, fino a posizionarmi fra le gambe di Rossella. Chiusi gli occhi e infilai il viso fra le sue cosce. Sentivo l’odore inebriante della sua pelle, e quello ancora più intenso del suo sesso. Bastò quell’odore per farmi capire che era veramente bagnata, prima ancora di poterlo verificare con la lingua. L’idea che Rossella fosse in calore per un altro uomo mi eccitava da morire, e come era accaduto quando le stavo succhiando le dita poche ore prima, mi ritrovai istintivamente a servirla con la bocca con delicatezza, sensualità, concentrandomi sul suo piacere. Sentivo i clic del mouse con cui Rossella passava da una foto all’altra, e ogni tanto un suo nuovo commento o un nuovo mugolio a sottolineare un’immagine particolarmente eccitante – e nello stesso momento i succhi della vagina di Rossella, in cui affondavo la lingua, che si facevano più copiosi, bagnandomi le labbra e le guance. Sentire come mia moglie si eccitava per un altro uomo era doloroso e incredibilmente piacevole al tempo stesso; sentivo di stare perdendo definitivamente il controllo della nostra relazione.
Il suono di un campanello, che segnalava una chiamata in arrivo, mi riportò alla realtà. – Finalmente, eccolo! – disse Rossella, accettando la chiamata. Istintivamente volsi il capo per sbirciare il video del PC, e prima che Rossella mi spingesse la testa di nuovo fra le sue gambe, mormorandomi “non farti vedere”, feci a tempo a scorgere Marco, con un asciugamano avvolto sui fianchi e a torso nudo, che si sedeva. Aveva davvero un fisico individiabile, addominali e pettorali scolpiti, spalle larghe… era l’immagine della virilità. Non mi stupiva che Rossella lo trovasse tanto eccitante.
– Scusami, sono appena uscito dalla doccia, – lo sentii dire, mentre tornavo a leccare docilmente Rossella. Lei sorrise, – figurati, non c’è bisogno che ti scusi. E poi… – aggiunse, con tono malizioso, – quello che vedo non è spiacevole… – Marco rise. – Se è per questo, sei bellissima anche tu, con quel vestitino…
Cominciarono a chiacchierare. Ben presto mi resi conto che non era una conversazione fra amici, come avevo immaginato; Rossella e Marco si erano dati appuntamento per approfondire qualcosa che era cominciato fra loro in ufficio, forse qualche sguardo, qualche battutina, qualche allusione. Era una sorta di corteggiamento, sebbene ancora incerto, e mentre leccavo il sesso di mia moglie – ormai fradicio dei suoi succhi – e il suo clitoride e le sue grandi labbra – gonfi di eccitazione – ero combattuto fra la gelosia e l’irresistibile desiderio di toccarmi.
A un tratto sentii Marco che diceva: – sei una donna terribilmente sexy, tuo marito è un uomo fortunato. A proposito, non è geloso del fatto che chatti con degli estranei?
Ebbi la netta sensazione che la risposta di Rossella sarebbe stata determinante per gli sviluppi di quella situazione. Sperai che mentisse, che dicesse che quell’incontro stava avvenendo di nascosto… ma la sua risposta mi fece capire che era determinata a portare fino in fondo quello che aveva iniziato. Sentii la mano di Rossella – la sinistra, quella che portava la fede nuziale – che si appoggiava sulla mia testa, spingendomi il viso contro la sua vagina; sapevo cosa voleva dire quel gesto, e spinsi la lingua a fondo come mi ero abituato a fare. Sentii Rossella che rideva maliziosamente. – Be’, sai, diciamo che mio marito… non è abbastanza uomo per decidere quello che posso o non posso fare con altri uomini.
Per un attimo credetti che sarei venuto lì, in ginocchio, senza neppure toccarmi. Stava succedendo. – Cosa vuoi dire? – fece Marco, anche lui con un tono malizioso. – In realtà, – proseguì Rossella, – non è nemmeno abbastanza uomo per decidere quello che faccio o non faccio con lui… non ci crederai, ma è da un mese che lo sto lasciando a bocca asciutta. – Rise di nuovo, stringendo leggermente le cosce. – Be’, proprio a bocca asciutta no…
Si misero a ridere di gusto entrambi. – Ah, ma sei proprio una porcellina… – commentò lui. – E lui accetta questa situazione?
Rossella annuì. – Ti dirò che credo che gli piaccia…
– Insomma ha per casa una donna eccitante come te e non la scopa… dio mio che coglione…
Sentirmi offendere in quel modo fu una nuova scossa di adrenalina, la rabbia che si mescolava all’eccitazione e all’umiliazione… Rossella sentì che il mio respiro si era fatto affannato, e mi appoggiò nuovamente la mano sulla testa, prendendomi per i capelli e spostandomi il viso dal suo sesso. Me lo spinse da una parte con un altro gesto che avevo imparato a conoscere e a cui ero abituato a obbedire, e iniziai a leccarle le cosce. Era una cosa che a Rossella piaceva moltissimo, apriva le gambe e lasciava che io lasciassi scivolare la lingua lungo la rotondità della sua carne. Forse anche perché sapeva che io adoravo le sue cosce, che erano una delle mie fissazioni, e che così facendo mi stuzzicava… – Scusa se mi permetto, eh… – aggiunse Marco, scherzoso.
– Figurati, – rise lei, – non ti si può dare torto!
– Ma tu non senti il bisogno di qualcosa di più che fartela leccare? – chiese lui. Io ero affascinato dal modo in cui Marco parlava di cose così intime, con voce suadente, tranquillo, sembrava la cosa più naturale del mondo… e invece io ero sempre imbarazzato quando dovevo essere così esplicito con Rossella. – Certo che ho voglia di altro – rispose lei, rimanendo poi un attimo in sospeso con la voce; e concluse: – ma non da lui.
Mia moglie si stava offrendo a un altro uomo.
Davanti a me.
Non avevo smesso di leccarla, nonostante quello che stava succedendo; non riuscivo a disobbedire al suo silenzioso ordine, stavo ancora percorrendo la morbida e profumata carne delle sue cosce con la lingua, e anzi ora avevo tirato fuori la lingua più che potevo. Avrei avuto voglia di risalire verso la sua fica – quella che forse Marco avrebbe presto avuto, se Rossella stava facendo davvero sul serio, se non era un gioco – mi spingevo verso l’alto, sentivo il suo odore più forte, ma poi non osavo prendere l’iniziativa senza che fosse lei ad autorizzarmi, e tornavo a leccare le sue gambe. Col bacino mi ero avvicinato, la punta del mio pene eretto sfiorava a tratti il suo polpaccio, ma anche quello – masturbarmi come un cagnolino su di lei – era qualcosa che non potevo fare se non era lei a concedermelo.
Marco sorrise. – Certo che la tua è una situazione interessante, – disse. – Cosa fai domani? Ci vediamo per un aperitivo?
Se Rossella prima aveva esitato, questa volta non lo fece. Evidentemente il mio comportamento – il mio ansimare, il mio cercarle il sesso senza avvicinarsi, i timidi strusciamenti del glande contro il suo polpaccio – tutto le aveva comunicato l’idea che ero davvero il cagnolino sottomesso che avevo dimostrato di essere in quei giorni, e non aveva più scrupoli verso di me. – Molto volentieri, – rispose. Il tono della voce di lui, il tono della voce di lei – non c’era nessun dubbio: si erano dati un appuntamento amoroso, si sarebbero sicuramente baciati, o forse avrebbero fatto anche molto di più. Mia moglie mi stava per tradire… anzi, nemmeno: ero io che, col mio atteggiamento, stavo cedendo a un altro uomo la mia autorità di marito sul suo corpo, sulla sua vita sessuale.
– Molto bene, passo a prenderti alle sei, – concluse lui. – Ci vediamo domani, piccola. Salutami il coglione.
Rossella rise di gusto e salutò a sua volta, e si scollegarono entrambi. Mi chiesi con quale sguardo si fossero salutati… avrei dato qualsiasi cosa per vederlo.
Rossella chiuse il portatile e mi prese ancora per i capelli, facendomi delicatamente volgere il viso verso di lei. – Sei stato davvero bravo, – disse. – Ti amo, sai? – Io annuii, il volto in fiamme per l’emozione. – Anche io ti amo… – mormorai, con voce spezzata. Rossella si chinò verso di me e, per la prima volta dopo un mese, mi baciò con la lingua. Sentii il mio membro che letteralmente vibrava per quella inattesa, piacevolissima sensazione – e vibrava ancora più violentemente quando Rossella si ritirò dal bacio dopo pochi secondi, frustrando ancora una volta il mio desiderio.
– Marco ti saluta, – disse, sorridendo maliziosa.
Io rimasi qualche istante in silenzio. Cosa dovevo rispondere? Avevo sentito: “salutami il coglione”. Un vero uomo avrebbe protestato. Esitai. Poi risposi: – grazie.
Rossella scoppiò a ridere per quella mia risposta. – Adesso finisci quello che hai cominciato, – disse quindi, indicando il proprio sesso, – ma questa volta puoi tenere gli occhi aperti, voglio che guardi il regalino che hai appena fatto a Marco. Leccami fino a farmi venire. E dopo, credo che ci siano ancora i piatti da lavare o sbaglio?
– Si… – mormorai io.
La vagina di Rossella era madida, rossa, gonfia, odorava e sapeva di desiderio. E io tornai ad affondarci la lingua, con gli occhi sbarrati, pensando che da quel momento non sarebbe più stata solo mia – o, meglio, pensando che non era più mia per niente.